La tendenza contemporanea del mercato spinge a pensare che la competenza mescolata all’esperienza, non siano effettivamente le caratteristiche principali per poter affrontare con qualità professionale le sfide sempre più avanzate che si pongono davanti a noi.
Spesso la frequentazione di un corso di studi breve e complementare a quello ”istituzionale” per modalità e tempi di evoluzione, o addirittura una certa improvvisazione creativa, vengono scambiate per le capacità necessarie e sufficienti per “essere” e “presentarsi” come “soggetti” competenti.
Nello specifico, nel campo della progettazione di interni e non solo, ci si scontra continuamente con un certo grado di superficialità professionale che, unita ad un qualche tipo di aggressiva invadenza, produce un certo stordimento nel cliente, attraverso un apparente spessore professionale che di fatto è tutto tranne che significativo e duraturo.
In realtà basta un incongruenza, un problema fuori dagli schemi una qualche difficoltà diversa da quelle attese che la mancata formazione, e la mancata esperienza fanno crollare rovinosamente e immediatamente il castelletto costruito.
Accanto a questo aspetto va segnalato anche che la formazione professionale dedicata alla progettazione degli interni, laddove si affronta e svolge correttamente, dovrebbe essere fondata su studi di ordine architettonico e cioè, la figura dell’Architetto, semmai solo affiancata da quella del decoratore di interni, dovrebbe essere assolutamente primaria.
Specificare che l’ Architetto è un progettista “di interni” è per me una vera a propria forzatura perché considero il ruolo dell’ Architetto universale sia che si spenda in progettazioni di edifici che di ambienti interni,
la qualità della visione, la capacità creativa e al tempo stesso tecnica ed esecutiva sono le medesime.
Le sfide sono le medesime, l’ interazione con le maestranze è la medesima, la complessità degli scambi è la medesima, ciò che cambia è la scala di applicazione.
L’idea progettuale è sempre in primo luogo “architettonica”, unisce funzionalità e geometria connette i tagli spaziali con le attitudini pratiche, con un intuito unico e attraverso un'unica convinzione e immagine estetica.
La creazione, e seguente gestione degli spazi, delle proporzioni delle prospettive sostengono e valorizzano qualsiasi scelta materica, volumetrica e cromatica tipicamente, e erroneamente, assegnata al decoratore di interni in un momento successivo.
In realtà non c’è un prima e un dopo, si tratta piuttosto di un flusso continuo di informazioni e intuizioni che perfezionano un nucleo ideativo iniziale e centrale che deve appartenere allo stesso e unico spirito creativo.
In primo luogo, la suddivisione degli spazi, le proporzioni dimensionali,
i rapporti volumetrici generano gli ambienti nei quali la progettazione degli arredi su misura, dei rivestimenti parietali, delle composizioni e dei completamenti decorativi concludono e perfezionano lo schema iniziale.
E’ in origine che tutto nasce e si concatena, la visione centrale dell’idea progettuale architettonica possiede già in sé le intuizioni sui volumi, sulle forme, sulle geometrie di tutti i volumi che arrederanno gli ambienti, sulle nuances di colore, sulla selezione dei cromatismi, sulla lucentezza delle superfici e sulla scelta delle luci.
Il corpo delle intuizioni che dà origine alle idee si presenta come un tutt’uno architettonico che mano a mano si perfeziona, si richiama, si completa, e si conferma rafforzandosi e uniformandosi proponendo, infine, un messaggio armonico e organico.
Non si tratta quindi di affiancare due professioni, solo apparentemente simili e affiancabili, quella dell’architetto e quella del decoratore, una dopo l’altra, ma di farle coincidere temporalmente e progettualmente, di far sì che si sovrappongano e unifichino in un'unica ideazione e in un'unica mente capace di produrre un contenuto solidale, compatto e riconoscibile.
Non ultimo un accenno importante all’esecuzione e alla realizzazione delle idee, e un occhio di riguardo a chi consente a queste di materializzarsi nel rispetto della loro essenza e permette il raggiungimento del loro scopo più alto, e cioè l’incarnazione armonica di forma estetica e di funzione pratica.
Architetto Monica Lirosi
Milano, 08.02.2021